
La moderna letteratura creditizia si è spesso concentrata su prestatori di pegno, usurai ebrei e notai, considerati il fulcro del sistema creditizio preindustriale. Tuttavia, per la maggior parte degli abitanti delle città dell’Ancien Régime, il bisogno quasi quotidiano di ottenere piccoli prestiti veniva soddisfatto con altri mezzi, meno conosciuti ma altrettanto fondamentali per la fragile economia delle classi popolari. Utilizzando fonti archivistiche inedite, questo volume analizza l’architettura del mercato del credito a Venezia nel Settecento. All’interno di questo mercato risultava che osti (locandieri) e bastioneri (gestori dei bastioni, magazzini dove si vendeva il vino da asporto) occupassero un posto centrale, sia come fornitori di beni di prima necessità sia come prestatori di pegno. Erano un punto di riferimento imprescindibile per le fasce più povere e vulnerabili della società, protagoniste di quella che l’autore chiama “l’economia del fazzoletto”. Ogni anno osti e bastioneri impegnavano decine di migliaia di oggetti quotidiani – la vera “ricchezza” dei poveri – in transazioni a metà tra credito e consumo. Le cassapanche e le credenze dei veneziani divennero dei veri e propri depositi di valore, sempre disponibili per essere sfruttati al bisogno: era una risorsa fondamentale, che permetteva loro di sopravvivere, un fazzoletto alla volta. Per altre informazioni sito dell’editore.
